8 – O futuro dinontorganico, o catastrofe antirealistica
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Se quanto siam venuti dicendo ha un senso, il dilemma posto da quest’ultimo paragrafo cessa di essere una frase ad effetto, per diventare anch’esso una specie di profezia, o più esattamente uno slogan di sapore futurologico.
Per fortuna le profezie sono sempre (o quasi sempre) condizionate, in positivo o in negativo. Si verificano, se si fa, oppure non si fa, quella tal cosa. E’ così anche per qualsiasi legge del futuro, poiché, come legge del futuro, nella sua applicazione diventa anche profezia.
Ora è difficile dire se in futuro la legge della costruzione dinontorganica sarà soddisfatta o non soddisfatta. Ciò che importa sapere è che la suprema legge del futuro rimane quella. E poiché « il futuro è già cominciato », tale legge, come esigenza storica, è già diventata operante. O già fin d’ora si comincia a costruire il futuro dinontorganicamente, o, forse senza volerlo e senza saperlo, si lavora e si concorre a lavorare per la catastrofe.
Nessuna catastrofe storica avviene all’improvviso o si consuma totalmente dall’oggi al domani, tanto meno le catastrofi « storico-dinamiche ». A proposito di catastrofi storiche si è soliti pensare alle guerre e alle rivoluzioni,(ISIS ndr) senza darsi conto che sono ancora dei tipici fenomeni statici: una autentica « contaminazione » di statico e dinamico. E’ la mentalità statica che fa ricorso alle guerre e alle rivoluzioni per cambiare una data realtà storica statica, perché, essendo essa statica o tale venendo giudicata, da sola non cambia, e quindi bisogna cambiarla con guerre e rivoluzioni. E’ il senso nuovo di queste, in quest’epoca di transizione, che combina assieme così male statico e dinamico.
Poiché, come abbiam detto, il nostro « medioevo » appartiene già all’epoca dinamica anche se solo in fase di transizione, il suo dinamismo è trasformante, ed « ontologicamente trasformante ». Il che è la negazione non solo del trasformismo, che è opportunismo a livello individuale, ma anche del riformismo e del rivoluzionarismo, che sono palliativi od opportunismi a livello di massa e più esattamente a livello ideologico o antiideologico. Non parliamo dello spirito guerrafondaio o dell’espediente bellico praticato in forme diverse, in parte inedite e caratteristiche di un’epoca dinamica di transizione, poiché qui ci troviamo di fronte all’aberrazione pura e semplice. |