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« il futuro è già cominciato », tale legge, come esigenza storica, è già diventata operante. O già fin d’ora si comincia a costruire il futuro dinontorganicamente, o, forse senza volerlo e senza saperlo, si lavora e si concorre a lavorare per la catastrofe.
le rivoluzioni,(ISIS ndr) sono ancora dei tipici fenomeni statici: una autentica « contaminazione » di statico e dinamico: una data realtà storica statica da sola non cambia, e quindi bisogna cambiarla con guerre e rivoluzioni. E’ il senso nuovo di queste, in quest’epoca di transizione, che combina assieme così male statico e dinamico.
Poiché il nostro « medioevo » appartiene già all’epoca il suo dinamismo è «ontologicamente trasformante |
8 – O futuro dinontorganico, o catastrofe antirealistica |
Un’aberrazione, che si risolve in una contraddizione statico-dinamica, anch’essa tipica di un’epoca di transizione. Il dinamico autentico è costruzione, e costruzione dinontorganica. Mentre il dinamico spurio, che né trasforma né costruisce, ma distrugge, è nient’altro che lo statico che tenta di superare la propria paralisi storica con la violenza; oppure è il gioco opportunistico di ideologie aberranti e senza scrupoli, che si trovano agli antipodi dell’ideologia dinontorganica. E questo è il nuovo senso della guerra (e della guerriglia) in quest’epoca di transizione. Esso pure è un riflesso della presenza operante di ideologie errate, e dell’assenza dell’ideologia e più direttamente della costruzione dinontorganica.Per cui il problema torna a porsi in termini di ideologia dinontorganica, proprio in funzione del nostro futuro. « O futuro dinontorganico, o catastrofe antirealistica ». Posto in questi termini il problema, cioè in senso squisitamente realistico e a livello ontologico-metafisico e dunque anche a livello ideologico vero e proprio, e non in termini di una futurologia apocalittica o millenaristica più o meno fantascientifica, possiamo darci conto della sua chiave realistica di soluzione, formulata appunto col dilemma suesposto.
In effetti, se la costruzione realistica della nuova realtà storica dev’essere dinontorganica, è logico che per essa non vi sarà altro futuro che quello dinontorganico. Ogni allontanamento dalla costruzione dinontorganica è pertanto un porsi sulla strada della catastrofe, che sarà appunto, giudicata realisticamente, la catastrofe antirealistica.
Interviene così un altro strumento di analisi storica, ben diverso da quello dell’analisi marxista. Esso porta con sè la validità del realismo integrale, la sensibilità vitale dell’ideologia giusta e la responsabilità della giusta prassi ideologica. E il suo campo di applicazione è davvero omnicomprensivo. Per limitarci alla sua applicazione storica, diciamo che è con lo strumento di analisi storica dinontorganica che dobbiamo guardare al passato, al presente, e al futuro. Nulla di più intelligente che una analisi storica del passato in funzione realistico-integrale, la cui chiave critica e interpretativa diventa precisamente quella del realismo dinontorganico. Dicasi altrettanto per l’epoca di transizione in cui ci troviamo. A nostro modesto parere essa non è né interpretabile né responsabilmente affrontabile se non in chiave realistica dinontorganica, e non già in chiave marxista (e tanto meno in chiave puramente etica o etico-religiosa). |