2 – Rapporto « filosofia-teologia»
Si tratta anzitutto di precisare il senso di filosofia e teologia. Quanto alla filosofia è già stato precisato: viene da noi intesa come sistema filosofico dottrinale, in senso disciplinare e in senso allargato. Quanto alla teologia, cominciamo a precisare che essa per noi non è la «coscienza riflessa dell’esperienza di fede»(concezione troppo vaga e ambigua), ma è la scienza realistica del contenuto reale della rivelazione cristiana, in quanto tale. In altre parole, alla teologia diamo un senso scientifico-dottrinale vero e proprio, determinato dalla sua fonte (la Rivelazione) e dal contenuto di essa (che è contenuto rivelato non solo verbale o concettuale, ma anche – e soprattutto – reale). La teologia cosi intesa risulterà anch’essa un sistema teologico realista, in senso disciplinare e come sistema allargato. Quanto all’ulteriore precisazione della teologia così intesa, molto dipende dal carattere ontologico (che è anche sempre « salvifico») del contenuto della Rivelazione. Se, ontologicamente, è contenuto non solo statico, ma anche dinamico, ne risulta una teologia realista statica e dinamica ad un tempo, e un sistema teologico realista integrale (analogamente al sistema filosofico realista integrale) statico e dinamico. È necessario interpretare ontologicamente il contenuto della Rivelazione in tal senso? Oppure è lecito interpretarlo comunque, o addirittura ignorarlo come contenuto ontologico? La domanda può essere una chiave per orientarsi nell’attuale pluralismo teologico. A noi basta rispondere che la nostra scelta è quella realistica integrale nel senso suddetto. Senza alcuna preoccupazione giustificativa, ci accontentiamo di dire che, teologia per teologia, la nostra scelta teologica è quella: non perché non ne siamo convinti, ma perché non s’intende imporla a nessuno. Quanto alla ragione della nostra convinzione, essa è sempre la stessa, l’adaequatio intellectus et rei, ossia l’esigenza realistica oggettiva.
Essa, a nostro avviso, s’impone ancor più per la teologia, sempreché la teologia, analogamente alla filosofia, voglia essere anch’essa un autentico sistema teologico realista. Ma, come si è accennato, vi sono tanti modi d’intendere la filosofia e la teologia. Quali siano i modi legittimi o meno, in senso dottrinale e sapienziale, non tocca a noi decidere, o a buon conto non è qui il caso di porne il problema. A noi spetta se mai di adeguarci alla realtà delle cose, in base al criterio realistico oggettivo che la realtà stessa impone, indipendentemente da criteri soggettivi o da condizionamenti culturali in contrario.
Su queste basi, il rapporto « filosofia-teologia» può chiarirsi con una certa facilità e sufficienza. Come «sistemi» entrambi a valore «sapienziale» possono considerarsi come due sottosistemi che si integrano in un solo sistema che può chiamarsi «filosofico-teologico» come del resto già fu in passato. Basta pensare alla Summa theologica di S. Tommaso, senza tuttavia lasciarci imprigionare da nessun modello storico, né per quanto riguarda il testo filologico né per quanto riguarda la stessa dottrina. Per la ragione che la filosofia d’allora era ancilla theologiae, era inevitabile che, essendo statico lo strumento filosofico, rimanesse statica anche la « regina» servita da tale «ancilla». Mentre noi siamo per una filosofia realista statica e dinamica, e quindi anche per una teologia statica e dinamica ad un tempo: non perché la teologia sia succube della filosofia (o viceversa), ma perché uno strumento anche dinamico rende possibile una teologia anche dinamica.
Rimane tuttavia il grosso problema del modo con cui le due « sapienze» si integrano in un unico sistema sapienziale filosofico-teologico, sia in senso disciplinare che come sistema allargato, per poter poi operare solidalmente sul piano della vita e dell’azione, non solo a livello di coscienza e nell’ambito di questa, ma a livello di vita collettiva in tutte le sue espressioni. È qui che il rapporto tra filosofia e teologia torna a richiamare il vecchio ruolo della philosophia ancilla theologiae, benché in un senso assai diverso. La differenza dipende precisamente dal nuovo fattore strumentale del sistema filosofico realista rappresentato dalla metafisica dinontorganica, e più ampiamente dalla filosofia dinontorganica.
Già sappiamo che cosa significhi la metafisica dinontorganica. È la stessa metafisica dinamica realistica della realtà storica qualificata in base alla sua conquista conclusiva che è quella del SD ossia del dinontorganismo a livello universale e supremo. Possiamo dire che tale conquista rappresenta anche il vertice sapienziale dello stesso sistema, soprattutto per quanto riguarda la sua funzione filosofica strumentale, che ha essa pure un valore sapienziale sia a livello teoretico che pratico. A livello teoretico, perché, per una data realtà organico-dinamica, la prima « sapienza» è quella di saperla cogliere e teorizzare come tale. A livello pratico, perché, sempre in riferimento alla stessa realtà e dentro di essa, altro è « pensare e agire organico-dinamico», e altro è pensare e agire in modo diverso se non addirittura contrario.
Ma è ovvio che la filosofia, autonoma in se stessa come disciplina, può diventare ed effettivamente diventa una componente strumentale del metodo teologico, in funzione non solo sistematica dottrinale ma anche sapienziale, intendendo questa sua funzione sapienziale nel senso più pieno, in quanto, come si è già cercato di precisare, ogni funzione della filosofia è anche sempre sapienziale. Potremmo aggiungere che la teologia le conferisce un titolo sapienziale nuovo, in quanto la filosofia diventa un indispensabile strumento veicolare della sapienza teologica nell’ambito dell’intera cultura. Alla sapienza teologica infatti non è possibile inserirsi nella cultura senza il veicolo del sistema filosofico in senso propriamente dottrinale, o almeno come anima sapienziale che la pervade, rendendo in tal modo recepibile anche la sapienza teologica. Più che un rapporto di « ancillarità», s’instaura pertanto una rapporto di simbiosi tra filosofia e teologia, fatta di metodo sapienziale e di sapienza veicolata, potremmo dire a guisa di contenente e di contenuto. La quale simbiosi può porsi a livelli diversi: di teologia speculativa vera e propria; di sistema teologico allargato; o di cultura nel senso più ampio.
Tommaso Demaria, 3 LA REALTA’ STORICA COME SUPERORGANISMO DINAMICO,Costruire Bologna 1975 [VIlI Metafisica dinontorganica e cultura, § 2 – Rapporto « filosofia-teologia» p. 285].