6 - L'uomo del futuro

Se la Chiesa e la società del futuro possono dar luogo alle ipotesi o alle utopie più fantasiose, l'uomo del futuro è piuttosto motivo di preoccupazioni e timori, a cagione delle varie forme di manipolazioni a cui può andare incontro per le scoperte della scienza, i progressi della tecnica, per le stesse complicazioni cibernetiche della sua futura esistenza storica.

Si tratta di preoccupazioni giustificate, ma che non pongono un problema isolabile dal contesto ideologico della società futura, che anzi, ne sono una conseguenza, già a partire da oggi. Per darsene conto basta pensare a questi due fattori concorrenti: da una parte al tipo di società che si vuole « ideologicamente » (e non solo sentimentalmente) costruire e che effettivamente vien costruita; e dall'altra, all'incidenza dell'ideologia stessa, come « matrice culturale ».

Un certo corso della ricerca scientifica e delle applicazioni tecniche, che sta al fondo delle preoccupazioni suddette, è già l'effetto della combinazione dei due fattori in questione. Se la loro combinazione ideologica fosse stata diversa, probabilmente il corso delle ricerche e delle applicazioni tecniche sarebbe diverso, più rispettoso della persona e più consono alla costruzione di una società più umana e più giusta.

Ne deriva in ogni caso una lezione importante: la stessa scienza con le sue applicazioni tecniche, finisce per essere una funzione delle ideologie. Come una ideologia errata può essere la causa radicale dei peggiori mali ed abusi, così l'ideologia vera può essere la causa dei maggiori beni e nel contempo la salvaguardia o il rimedio a tanti mali o cause di mali. Ciò è rassicurante per il futuro dell'uomo e anche per l'uomo del futuro, malgrado la possibilità di prospettive non certo rosee a priori. Tutto dipenderà dal « futuro ideologico »: anche l'uomo del futuro.

Come al solito prescindiamo dagli aspetti più appariscenti della questione per mantenerci al livello essenziale di essa, che è ad un tempo metafisico e ideologico. Diciamo per prima cosa che l'uomo del futuro non solo si sentirà sempre più coinvolto in una realtà storica dinamica come realtà ideologica e prassi ideologica, ma diventerà lui stesso sempre più parte costitutiva di tale realtà e costituito da essa, fino al punto da tradursi effettivamente nell'uomo nuovo.

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Prescindiamo da manipolazioni biopsichiche non ipotizzabili che come pratiche criminali. Prescindiamo anche dal fatto religioso, ossia dall'uomo come « nuova creatura » nell'economia della Grazia. Limitiamoci all'uomo come membro del consorzio civile. Poiché la natura umana non può morire, essa non morirà neppure nell'uomo del futuro. Al di fuori di immaginazioni fantascientifiche, l'uomo continuerà ad essere « figlio di Adamo », con la sua identica natura, con le sue debolezze, coi suoi problemi di sempre. Ciò che cambierà sempre più vistosamente, fino a far emergere l'uomo nuovo sarà « il modo di essere se stesso e di vivere se stesso » nella società dinamica del futuro, sia in se stesso e sia fuori di se stesso.

Come già è stato detto, la società del futuro sarà una società « ideologica », magari ontologicamente ideologica senza le asprezze delle attuali società ideologiche. Ma è la realtà che conta, non il comportamento degli uomini. Ora, la novità dell'uomo del futuro consisterà appunto nell'esser parte viva, costitutiva e costituita, di una società « ideologica » non più come lotta, ma come realtà ontologica costruita e animata ideologicamente, o più esattamente come prassi ideologica costruttiva, vissuta e sperimentata come tale in ogni espressione dell'esistenza, a cominciare dall'esperienza educativa, che è poi quella che forma l'uomo.

Questa novità dell'uomo del futuro si riassume metafisicamente nel suo nuovo essere - a valore ontologico-dinamico e ideologico - di persona-cellula, che allora si tradurrà in un fatto di vita e di esperienza quotidiana. Quale sarà in concreto tale esperienza? E' difficile dirlo. Lo dirà l'essere nuovo, l'esistenza nuova, in una realtà nuova, dell'uomo nuovo del futuro in seguito alla sua nuova esperienza vitale. Ciò che importa fin d'ora è darsi conto che l'uomo nuovo del futuro può esistere, ed esisterà inevitabilmente, come prodotto inevitabile dell'ideologia.

E' necessario darsi conto della sua consistenza ontologico-dinamica di persona cellula, e della sua inevitabile qualifica ideologica, poiché è questa che ne plasma il rispettivo essere, analogamente alla natura umana che plasma l'essere dell'uomo e alla Grazia che plasma l'essere del cristiano. L'ideologia a sua volta plasma l'essere dell'uomo nuovo del futuro come cittadino, e come cittadino del mondo.

Torna di nuovo il ruolo determinante dell'ideologia, e con esso la necessità della scelta ideologica dinontorganica, non solo per salvare il futuro dell'uomo, ma anche per salvare l'uomo del futuro. E' un'illusione che l'uomo del futuro possa salvarsi come « persona umana autonoma e sovrana » (così non si salva neppure l'uomo di oggi). Deve salvarsi come « uomo nuovo dinontorganico ».